COSA VEDERE A CASTEL DI CASIO
Con questa breve guida turistica prende forma l’invito che il Comune e la sua gente rivolgono a chiunque ami vivere a contatto con la natura, le tradizioni, i sapori e le attrattive di un territorio. Il comune di Castel di Casio sorge sull’Appennino bolognese ed è situato nella valle del torrente Limentra, nel tratto compreso tra il bacino di Suviana e la confluenza con il fiume Reno. Molte sono le attrattive storiche che caratterizzano questo territorio e che qui sotto vi riportiamo:
Le chiese di Castel di Casio
La prima restaurata nel 1681 ma molto più antica in quanto se ne hanno notizie alcuni secoli prima. E’ a croce latina, con due cappelle che formano i bracci laterali. L’abside è a sua volta, leggermente più bassa della navata. Ha un bell’altar maggiore decorato con stucchi. L’altro altare, in pietra, serve come mensa per la celebrazione dell’Eucarestia è formato da due figure alate che sostengono il piano costituito da una spessa lastra grazie ad artisti locali del 1600.
Sulla parete di fondo dell’abside si trovano tre quadri:
- uno centrale, più grande, che rappresenta S.Prospero, cui la chiesa è dedicata;
- due laterali, più piccoli che ne rappresentano l’Annunciazione.
Di ottima finitura è anche il quadro della Madonna Della Misericordia, detta dei Maremmani, molto venerata a Badi e la cui festa viene celebrata la seconda domenica di luglio con processione solenne per le vie del paese.
L’Oratorio di S.Ilario
Al bordo di un ampio prato e circondato dai boschi spicca la piccola chiesa ad una sola navata con abside semicircolare. La chiesa nel corso dei secoli ha subito rifacimenti, ma l’abside romanica è l’unica parte originaria rimasta intatta.
Dell’edificio si hanno notizie già nell’anno 1109, in quanto Matilde di Canossa la donò al monastero di S. Salvatore d’ Agna. Fu ceduta poi al monastero di Badia Taona e nel 1300 era già passata alle dipendenze della chiesa di Badi. La chiesa fu rifatta forse nel 1729. All’interno si trovano alcuni affreschi, forse cinquecenteschi, purtroppo deteriorati dal tempo.
La Fonte del Perio
Le Torrette
Il Castagno Secolare
Le Edicole
Il Ponte di Castrola
Si erge solitario sulla sommità di un ripido e scosceso poggio un piccolo borgo in rovina:Castrola, località di Castel di Casio.
Anticamente era un importante fortilizio e faceva parte del feudo della Contessa Matilde di Canossa. Ai piedi del poggio, in una profonda gola, scorre tra grossi macigni il torrente Limentra di Treppio.Fino dal 1389 si ha conoscenza di un ponte che univa le due sponde della Valle del Limentra ed apparteneva alla famosa Abbazia di Montepiano. Il ponte non solo serviva da transitoagli abitanti della valle, ma accoglieva tutti i viandanti che percorrevano l’arteriastradale che da Panico si inoltrava per Grizzana – Vimignano-Vigo-Carpineta-Castrola-Casio.
Percorrendo il fiume Limentra, in località Castrola, per godersi un po’ di fresco e di pace a contatto con la natura si arriva ad un laghetto artificiale per la pesca.
A proposito di Castrola è indispensabile citare alcuni cenni di storia del famoso ponte sito in questo luogo.
Il ponte anticamente fu costruito attorno all’anno 1000 ed era una via di comunicazione importantissima, da e per Bologna e per la Toscana pistoiese, lucchese e pisana.
Nel periodo compreso tra il secolo XII e la metà del XIII vi era un grande afflusso di crociati che attraverso queste strade e questo ponte si dirigevano verso i porti della Toscana per imbarcarsi per la Terra Santa.
Il medievale borgo fortificato al poggio di Castrola fu costruito probabilmente a difesa proprio di questa importante via di comunicazione.
Il ponte che vediamo attualmente è quello rifatto nel 1851 su disegno di L. Lorenzini con i resti del sovrastante fortilizio duecentesco.
Il Lago di Suviana
Il lago di Suviana è un lago artificiale situato nel Comune di Castel di Casio, formatosi a seguito della costruzione di una diga alta 91,5 metri, iniziata nel 1928 ed ultimata nel 1935 (come riscontrabile dalla data in numeri romani apposta sul fronte della diga).Il bacino è alimentato principalmente dal torrente Limentra Orientale (o Limentra inferiore). Le due sponde bagnano il comune di Camugnano ad est ed il comune di Castel di Casio ad ovest. Sul lago si affacciano i paesi di Suviana e Badi nel Comune di castel di CAsio, mentre Bargi e Stagno posti nel Comune di Camugnano.Storicamente la diga di Suviana venne costruita dalle Ferrovie dello Stato allo scopo di alimentare con le acque del lago una centrale idroelettrica, che esiste tuttora a valle della diga, affinché fornisse energia alla linea ferroviaria Bologna-Pistoia, detta la Direttissima. Questa centrale, che possiede una potenza efficiente lorda di 26760 kW, sfrutta, oltre alle acque del bacino di Suviana, anche quelle del bacino di Pavana, cui il lago è collegato attraverso dei grossi tubi. Negli anni Settanta poi, Enel ha costruito una nuova centrale a monte, che viene alimentata anche dalle acque del vicino e sovrastante bacino del Brasimone, il quale è collegato al lago di Suviana da una conduttura che sfrutta il dislivello tra i due invasi (circa 380 m). Il lago, che inoltre è compreso nel territorio del Parco regionale dei laghi Suviana e Brasimone, viene utilizzato non soltanto per la produzione di enegia idroelettrica ma anche per attività balneari e per sport acquatici; infatti sulle sponde del lago, in mezzo alla pineta, esistono numerosi spazi attrezzati con impianti igienici, acqua potabile, fornacelle, tavoli per pic-nic, e collegati da un sentiero curato e facilmente agibile.
Nel lago poi è possibile praticare surf o affittare pedalò ed altre barche. Si può anche esercitare la pesca e le sue acque sono di cat C.
CENNI SULLA FLORA E LA FAUNA
Il bacino, con la sua massa d’acqua di 44 milioni di metri cubi, oltre che caratterizzare l’ambiente con un enorme impatto panoramico, produce anche un microclima che rende le condizioni climatiche sia in estate che in inverno più gradevoli. Il paese è immerso nel verde, perché circondato da boschi che hanno occupato quasi totalmente i terreni un tempo destinati all’agricoltura.
Nella parte collocata al di sotto dei 600 m. di altitudine domina la quercia, al di sopra il castagno. Le due specie, seppur prevalenti, sono accompagnate da numerose altre tipologie di arbusti come pini e abeti, a suo tempo impiantati dal Corpo Forestale per rimpiazzare i castagni, che essendo soggetti a varie malattie morivano.
Inoltre fino a 50 anni fa, dalla sponda del lago fino ad un’altitudine di circa 700m., quasi tutto il territorio sul fianco nord-orientale era occupato da campi e vigneti, perché l’agricoltura era l’occupazione principale della popolazione vi si coltivavano infatti viti, cereali, granoturco, patate e foraggi per il bestiame.
Oggi sono rimasti pochi appezzamenti per la produzione di foraggio, mentre quasi tutto il resto è stato riconquistato dalla vegetazione arborea ed arbustiva. Solo vicino ai borghi ed alle case si trovano orti, giardini e piccoli prati.
Oltre i 700m. si trovavano i castagneti da frutto che per secoli hanno fornito nutrimento ad una notevole parte della popolazione. Ora questi frutteti sono in grandissima parte inselvatichiti e molte piante si sono seccate o sono state tagliate, nonostante tutto però i castagni rimasti continuano a fruttificare.
Tutto il verde che sorto e che, nei giorni di calma atmosferica si riflette nel lago, dona al paesaggio un aspetto gradevole e rende l’aria pura e salubre. L’ampia vallata e la grande superficie del lago permettono allo sguardo di spaziare su di un vasto panorama, che spesso offre spettacoli di rara bellezza.
Ovviamente, cambiando così radicalmente l’ecosistema, è cambiato anche il paesaggio un tempo ordinato e regolato dal lavoro umano, oggi invece lasciato al libero sviluppo naturale.
Nonostante ciò la natura continua ad offrirci nell’arco dell’anno grandi spettacoli di luci, di colori, di odori, in uno scenario dove la vita è piacevole.
In primavera comincia la festa dei colori: le infinite tonalità di verde e le tante colorazioni diverse dei fiori che spuntano un po’ ovunque: comincia il giallo del farfaro nei luoghi umidi, delle primule sulle prode e sui bordi delle strade continuando col maggiociondolo, il citiso, il tarassaco, le ginestre e con tante altre specie. C’è poi il colore bianco del rovo, del biancospino, delle campanelle, delle acacie e di tante altre piante. Ma la festa non è finita perché c’é il rosso dei papaveri e dei gerani, il viola delle mammole e del croco, l’azzurro delle pervinche e altre infinite sfumature di colore di fiori piccoli e grandi.
Oltre la vista si appaga anche l’olfatto perché molti fiori regalano un profumo che, come durante la fioritura del castagno o dell’acacia, si espande per tutto il paese.
La fioritura delle varie piante non avviene nello stesso tempo, ma va da marzo a giugno per cui si può godere dello spettacolo abbastanza a lungo.
Purtroppo la modificazione dell’ambiente ha fatto scomparire o rarefare specie molto belle come il giglio di S.Giovanni, il martagone, alcune orchidee, il gladiolo selvatico e tante altre.
In ordine da sinistra: Farfaro Maggiociondolo Ginestre Citiso e Primule
Anche in autunno si può ammirare un tripudio di colori più appariscente che in primavera, perché le foglie di ogni specie arborea assumono una colorazione diversa, formando sulla montagna una grande tavolozza di colori. Si possono così vedere varie tonalità di rosso, arancione, giallo, marrone, violetto che illuminano e ravvivano anche le giornate grigie. Fanno poi bella mostra di sé i frutti selvatici autunnali: le grosse bacche rosse della rosa selvatica e quelle più piccole del biancospino; quelle rosa e arancio del berretto da prete; quelle grigio-blu del pruno; quelle gialle del sorbo o nere del ligustro e del sanguinello.
In questa stagione nei boschi di castagno si possono trovare talora funghi eduli, ma anche quelli che non lo sono costituiscono con le loro forme e colori uno spettacolo che vale la pena di essere ammirato. Purtroppo la raccolta indiscriminata porta a distruggere le specie non commestibili, arrecando un notevole danno all’ambiente con un’azione inutile e irresponsabile.
In autunno si trovano anche le castagne, che tolto qualche raro caso, non vengono più raccolte dai proprietari.
In ordine da sinistra: biancospino, berretto del prete, pruno, sorbo, funghi porcini e castagne
Anche d’inverno ci sono fenomeni che meritano di essere contemplati: le grandi nevicate, la galaverna, il gelicidio che mutano completamente il paesaggio e danno all’ambiente un aspetto irreale e fantastico, pur causando talora qualche danno o qualche disagio.
Anche il cielo nelle giornate più fredde assume una trasparenza ed un colore irreale. Nell’estate, tolto qualche temporale, non vi sono eventi naturali particolarmente spettacolari; in questa stagione il caldo non è mai soffocante ed alla notte si riesce a dormire bene.
La modificazione della flora e dell’ ambiente ha cambiato anche la fauna selvatica ed ha fatto scomparire alcune specie e incentivata la comparsa di altre, anche di grossa taglia, che prima non sarebbero state tollerate, perché in grave contrasto con l’attività umana.
Attualmente per quanto concerne la fauna si collocano nel territorio: cervi, daini, caprioli, cinghiali, lupi , istrici, linci, prima assenti. Sono invece sempre statipresenti: tassi, volpi, faine, puzzole, donnole, ricci, scoiattoli e ghiri, come pure piccoli roditori (arvicole, toporagni, nocciolini, moscardini, talpe).
Siccome i grossi animali sono diventati molto numerosi, non è raro vederli. Specialmente di notte può capitare che un cervo maestoso, un gruppetto di daini o di caprioli attraversi la strada, più raramente i cinghiali. E’ possibile vederli anche di giorno nei campi, ma con minor frequenza.
Questi spettacoli fanno piacere, anche se occorre un po’ di prudenza viaggiando nelle ore notturne e di primo mattino. I rettili e gli anfibi si sono fatti più rari proprio per le mutate condizioni ambientali.
Gli uccelli sono numerosi, ma sono aumentati i corvidi (cornacchie ,gazze, ghiandaie), i rapaci (poiane, gheppi, allocchi, barbagianni), mentre sono diminuiti i picchi, i passeracei, gli insettivori.
Oggi è più facile veder gli uccelli nei pressi delle case che nei boschi diventati troppo fitti.